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2009 Transculinaria

Racconti mulatrial > 2009



Una promessa è una promessa e gli “scoiattoli” del MC Valli del Canavese sanno come mantenerla.

L’anno scorso infatti ci hanno lasciato alla fine della Transculinaria promettendoci una nuova edizione su un percorso motoalpinistico particolare, arricchito da una serie di ristori di prodotti tipici della Comunità Montana della Valle Sacra, un comprensorio di sei splendidi comuni della Provincia di Torino, incastonati tra la Val Soana e la Valchiusella.

Ci avevano detto che potevano offrire un percorso veramente suggestivo perchè avrebbero combinato una serie di tracciati che partono dai 500 metri del fondo valle fino alla quota 1600 sotto la catena montuosa della Bella Dormiente costituita dai monti Verzel (m. 2444) e Quinzeina (m. 2344).



Suggestivo però è un termine minimalista poco rappresentativo della realtà di ciò che è stata la transculinaria di quest’anno.

Spettacolare è l’aggettivo che più le si addice, infatti lo scenario che ha accolto 160 trialisti domenica 27 settembre è stato veramente una bella sorpresa: le nuvole nascondevano la vista delle montagne, pareva volessero scoprirle solo agli “eletti” dotati dello spirito giusto alla ricerca di un pizzico di avventura e di curiosità in punta  di piedi … sulle pedane!



La partenza perciò è stata organizzata con estrema efficienza dal MC Valli del Canavese nella piazza principale del Comune di Borgiallo dove, Marco Querio
vice presidente del MC, mostrava con orgoglio le autorizzazioni permanenti dei 6 comuni sul cui territorio passa questa Transculinaria, un risultato eccezionale per dimensione del tracciato (circa 50 km per buona parte su sentieri e mulattiere) e per le località interessate.



Percorso pensato su più livelli per soddisfare i ragazzini con i minitrial, i neofiti ed i virtuosi della guida più “tecnica”, tutto intercalato da 5 ristori di prodotti tipici e completato da una cena all’arrivo per i palati più insaziabili, un vero record per manifestazioni come questa!

La prima parte del giro l’abbiamo fatta in discesa verso il fondo valle, si procedeva immersi nella vegetazione alla presa con guadi caratterizzati dal pietrame reso insidioso dal muschio e dal fango.



L’inizio è stato l’antipasto di guida per i partecipanti, abbinato agli stuzzichini del 1° ristoro servito al casolare dell’agriturismo Ca d’l Puler: torte crostate di marmellate varie, crostini al miele ed altro in una posizione privilegiata per noi nelle immediate adiacenze del percorso trial permanente di Borgiallo!



Da qui in poi abbiamo iniziato gradualmente a salire nei sentieri del bosco, gli amici del Valli ci hanno proposto alcuni passaggi in pendenza per testare le moto sul percorso su una prima parte più “guidata” allo scopo di “scaldare” i partecipanti.



Il terreno, ancora umido per le precipitazioni dei giorni precedenti, aveva iniziato a raffreddare i bollenti spiriti di molti di noi, qualcuno spingeva su un fondo melmoso intercalato da pietroni viscidi che sembravano messi apposta per impuntare l’anteriore mentre il retro girava a vuoto ….

Le salite tra le radici proponevano passaggi d’aderenza intercalati da gradini nascosti dalla vegetazione, ogni tanto comparivano anche gli antichi casolari del posto con i tetti di pietra,  un’eredità unica da curare e mantenere per le generazioni future, un compito a cui il Valli del Canavese contribuisce attivamente pulendo e tenendo aperti i loro sentieri di accesso in cambio dell’autorizzazione a percorrerli insieme a noi.



E i tracciatori del Valli questi sentieri perduti li hanno trovati, gli scoiattoli saltano da un albero all’altro e, tra le felci del sottobosco, ci hanno inventato una “direttissima” per gli amanti “dell’arrampicata” con le moto da trial.

Vanni, il loro Presidente, ci aveva avvertito: “se non avete avuto problemi nelle salite precedenti provate la direttissima, però occhio a non fermarsi perché da lì non si riparte, la pendenza supera ogni immaginazione …”

Molti avranno pensato alla solita esagerazione … però, proprio lì, un gruppetto di “locali” era fermo alla base della salita ed attendeva che il sentiero si fosse liberato …..



Al mio turno sono partito in mezzo alle felci, procedevo da subito con il bacino incollato al manubrio mentre la ruota anteriore cercava continuamente di riprendere il contatto con il terreno tra le radici ed i sassi, lo sguardo vagava disperato alla ricerca di una traccia che a tratti scompariva e ricompariva un pò più avanti, sempre dritta e verticale per centinaia di metri, la salita non finiva mai e la pendenza non accennava a diminuire!

Qui le foto passavano in secondo piano, uno scatto sarebbe costato troppo sacrificio, per fortuna sono riuscito ad arrivare al primo punto di sosta praticabile sotto un masso enorme che sembrava in procinto di rotolare a valle ….  



Lì la salita pareva meno infida, anche se il tracciato in contropendenza non era da sottovalutare per evitare di scivolare di lato.

Questa situazione comunque non è durata molto, il sentiero si impennava nuovamente verso il cielo, ho iniziato a trovare sulla pista trialisti alla ricerca di qualsiasi sistema per ripartire, qui non si dosava più il gas, occorreva tenere i giri del motore al regime giusto e le incertezze non erano ammesse, dovevi andare avanti ad ogni costo, qui ho improvvisato passaggi al limite del ribaltamento, ho inventato nuove vie, ho “volato” (si fa per dire …) sulle radici in “parete” dopo essere stato lanciato per aria dalle pietre usate come trampolini, senza mollare il gas per momenti interminabili ….



La Beta Rev 270, prestatami per l’occasione da Marco Querio, girava come un orologio assecondando ogni difficoltà, il suo mono sembrava configurato in simbiosi con il tiro del motore: quando il primo accennava  perdite di aderenza il secondo arrivava in aiuto trovando i giri giusti per la ruota, al limite della coppia possibile …

Un gioiello inarrestabile fino a che una selva di felci “carnivore”, affamate di motoalpinisti, ci ha teso una trappola con la complicità di una serie di lastroni “vetrificati” dall’umidità, le moto e le persone sparivano alla vista quando ci passavano sopra, l’unico modo di fermarsi era abbattere la moto di lato mentre la vegetazione ti ingoiava letteralmente, chi veniva dopo ti vedeva all’ultimo momento ed era costretto a seguire la medesima sorte!



Tecnica estrema per partenza estrema, da qui in poi, per fortuna, un po’ di respiro l’abbiamo trovato, l’anteriore toccava terra più spesso e poteva indirizzarti per l’ultima parte della salita fino ai piedi del monte Quinzeina, dove un prato ti accoglieva a fiori aperti.

Così 3 “cloni” con le “tutine” bianche ci manifestavano la loro identità virtuale acquisita sul forum di mototrial.it: avevano “digitato” sulla maglia i loro nomi Teo, Pantegana, Cobra e anche Ferro, arrivato poco dopo, un esempio di aggregazione virtuale tramutatasi in amicizia reale sulle moto da trial!



Da qui discesa verso il Comune di Frassinetto, un passaggio tra gli archivolti del centro storico del paese fino al 2° ristoro offerto dalla locale Proloco: polenta calda e salsiccia a completare quella dimostrazione di ospitalità per il trial espressa proprio con l’autorizzazione permanente del percorso trial rilasciata dalla Pubblica Amministrazione per consentire l’avvio della transculinaria, un altro risultato eccezionale del MC Valli del Canavese.



Si proseguiva la mulatrial in avvicinamento alla parte più alta del percorso con i 1600 metri ai piedi della catena Montuosa della Bella Dormiente.

Dopo un breve avvicinamento su sterrato trovavamo un sentiero che ti portava in mezzo alle nuvole cariche di acqua, queste creavano un’atmosfera soprannaturale ovattata nelle praterie d’alta quota.



Peccato che il tempo non ci abbia regalato anche una giornata di sole, la catena montuosa sopra di noi lasciava capire altre vie, altri percorsi per una dimensione di avventura estrema sui massi e sulle pietraie generate dallo sfaldamento di antichi ghiacciai.

Roberto Billetto, detto Billy in rete, mimava un volo con i rapaci del posto sul punto più alto del percorso ed in volo siamo scesi al 3° ristoro all’Agriturismo Serniss dove le patate ed il cotechino ci hanno reintegrato le energie disperse lungo la via.



C’era poco tempo, giusto un attimo di sosta tra il divertimento e la goliardia con gli amici sulle “notizie” collegate al “nostro mondo” e poi via, verso un’altra parte panoramica del tracciato della  Transculinaria della Valle Sacra, un nome studiato ad arte per un evento che vuole essere  un momento di passaggio e di conoscenza tra le peculiarità delle località toccate dall’evento, qui si fondono i gusti delle “tome” di montagna, il primo sale, la robiola o i campagnoli, poi ci sono le crostate dei frutti bosco o le essenze ricavate dalla lavanda con i biscotti caldi e fragranti o i salumi di patate.

La montagna vive con questi prodotti nati con l’operato dei conduttori degli alpeggi che “tenacemente” mantengono attivo l’allevamento di bovini ed ovini in quota, li portano al pascolo su praterie dove le concimazioni e gli alimenti artificiali sono banditi dalla naturale volontà di mantenere un approccio genuino nella vita quotidiana, l’allevamento viene curato secondo un metodo tramandato di generazione in generazione.



Un mondo che entra in contatto anche con persone che vengono da ogni parte d’Italia per fare un giro con la moto da trial, insieme al MC Valli del Canavese, ecco, questa è una componente positiva non trascurabile tra i tanti aspetti che ci vedono come spettatori dello spettacolo che è stata la Transculinaria della Valle Sacra.

Dopo la partenza su una carrabile sterrata verso un nuovo panorama siamo entrati veramente in un altro mondo, una malga perduta tra le montagne si presentava come le Colonne di Ercole, da qui in poi l’orologio del tempo tornava indietro nei secoli fino a scandire i millenni: le tracce del percorso ci portavano su un pendio dove si snodavano scalinate in pietra, muretti a secco a margine di sentieri lastricati di blocchi così grandi da far pensare all’intervento di un gigante di altri tempi per metterli in posa….  



Si guadavano rigagnoli con l’acqua cristallina come non mai, si balzava da un pietrone all’altro, qui la tecnica da trial era essenziale per poter apprezzare il tracciato, l’immaginazione poteva farti vedere emergere dalle nubi i viandanti vestiti di casacche di lana infeltrita che portavano sulle spalle le gerle con le tome per il commercio di fondo valle.



Questi sprazzi di pura immaginazione venivano letteralmente lacerati dal brivido che si provava su alcuni passaggi sospesi sui precipizi lungo la via, curve su gradini in discesa e salita dove la tecnica lasciava spazio all’improvvisazione o all’aiuto degli amici che ci permetteva di salire senza problemi.



E’ stata una parte di tracciato che ha lasciato dentro di noi versi di poesia di cui ci ricorderemo a lungo ….



Ma non è finita qui, c’era ancora un percorso “hard” da scoprire, la fatica non riusciva ad avere il sopravvento, quella moto aveva una posizione di guida da motoalpinismo pressochè perfetta per la mia statura e la curiosità era sopra le righe, si doveva salire sul Monte Calvo e c’era la promessa di un’altra avventura.



E così è stato: una traccia di sentiero, larga come le ruote e cosparsa di pietre viscide e rotolanti, stava ad attendermi appesa sul crinale verticale a sufficienza per ricordarmi la funzione della forza di gravità quando ho iniziato la salita ….



Ma il peggio furono i tornantini così chiusi che la moto non ci stava, si dovevano fare in volè ma chi ci riesce?

Con fatica ho guadagnato la cima dove la sacralità della Valle si è manifestata con una statuina votiva alla Madonna, qui c’erano dei fuori di campo freschi nelle sue mani, probabilmente un trialista prima di me glieli ha raccolti ….



Un atto di Fede o una supplica per uscire indenne dalla discesa che si presentava poco dopo: interminabile e verticale, esattamente come la salita di prima!

Da qui fino al 4° ristoro trasferimento su strada, probabilmente la parte meno apprezzata del giro, si sa i trialisti digeriscono poco queste situazioni ma la polenta calda invece no, quella trovata al ristorante da Michi è stata subito assorbita dall’organismo insieme ai biscotti caldi e, come gli spinaci di “Braccio di ferro”, ci ha dato la carica giusta per arrivare nuovamente nel Comune di Borgiallo dove abbiamo completato al 5° ristoro la Transculinaria.



Questa parte del giro è rimasta “annebbiata” dalla parte di alta quota, forse l’abbiamo vissuta senza concentrazione, mi ricordo però una discesa libera su un toboga di terra con curve e sponde da proiettarti a mach3, nel caso in cui si volevano mollare i freni inibitori, qualche tentazione l’ho avuta ma lo spirito di sopravvivenza ha avuto il sopravvento così sono arrivato alla Cascina Amaltea, una angolo di natura e armonia.



I Gestori, Daniela e Piero con i loro figli sono una famiglia di cultori dell’ambiente e delle tradizioni dedita alla ricerca di cibi e gusti particolari, delizie scoperte tra i boschi di castagne e betulle, tra i filari di mirtilli, lamponi e more ma anche tra la verdura del loro “orto astrale”, loro trasformano tutto ciò in conserve, confetture, succhi di frutta, creme e salse tutte nuove e da scoprire … proprio come abbiamo fatto noi al termine della Transculinaria, alcuni amici si sono persi intorno a quel tavolo e non li ho più visti.



Uno spettacolo terminato a tavola presso la Società Operaia di Borgiallo, nel migliore spirito della Transculinaria, e poi a casa con la mente colma di soddisfazione e di ricordi e una bottiglia di Erbaluce. fornita dalle Cantine Briamara da far gustare a casa in famiglia per apprezzare ancora di più un prodotto tipico della Valle Sacra

I comuni di Borgiallo, Castelnuovo Nigra, Chiesanuova, Cintano, Colleretto Castelnuovo e Frassinetto e le Comunità Montane dei Monti della Valle Sacra hanno ormai capito l’opportunità di ospitare i trialisti, a loro va un sentito ringraziamento con l’auspicio che il loro esempio sia seguito da altre località e si diffonda in Regione Piemonte, così come sta succedendo anche in altre parti del paese.

E’ solo per la fiducia riposta nel Valli del Canavese che qui il trial trova una sua collocazione permanente, gli “scoiattoli” hanno dimostrato di essere una parte costruttiva della loro comunità, hanno dimostrato che ci sono discipline motoristiche sostenibili nell’ambiente e che con il loro contributo la montagna, i suoi prodotti e le sue attività possono trovare una via di comunicazione e di diffusione diversa e possono avere molti punti in comune:  lo sport si fa solo se si è in salute e seguendo un’alimentazione corretta e questa la si ha solo se ci sono a disposizione  prodotti naturali, proprio come quelli della Valle Sacra!

Alla prossima edizione allora!



 
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